PROTAGONISTI  8 Giugno 2018

Mauro De Rossi: un mondo di carta da collezionare

Breve intervista con uno dei più noti operatori del fumetto d’antiquariato e… un albo a sorpresa.

Classe 1958, veneto, De Rossi ha vissuto da vicino l’evoluzione del mercato collezionistico “cartaceo” in Italia negli ultimi trent’anni, fino a diventare uno dei punti di riferimento per il materiale Anteguerra. Ecco qualche ricordo e considerazione su tanti anni di attività tra fumetti e collezionisti.

Mauro De Rossi: un mondo di carta da collezionare

Mettersi a commerciare in fumetti ad alcuni potrebbe sembrare un’idea insolita. Come ci è arrivato e quando?

Io ho iniziato nel 1984. Da poco più di un anno avevo rilevato una libreria dell’usato a Mestre e mi resi subito conto che aveva prospettive commerciali molto modeste. Allora mi guardai in giro, scoprendo che esistevano situazioni più specifiche e interessanti relative al collezionismo cartaceo, in generale. Stiamo quindi parlando non solo di fumetto, ma bensì di tutto un mondo cha va dalla letteratura popolare ai libri illustrati per l’infanzia, dalle cartoline ai manifesti. In un’epoca pre-internet come quella in cui ho iniziato, lo sbocco commerciale era essenzialmente costituito da fiere specializzate di settore. Quindi a breve distanza dall’apertura della libreria mi concentrai su queste manifestazioni, in particolare quelle dedicate al fumetto e ai relativi convegni, sparsi in giro per l’Italia. Non ho però mai perso di vista il collezionismo cartaceo extra-fumetto. Questo ha fatto sì che, alla lunga, abbia potuto sviluppare competenze in molti campi differenti, magari non “verticali” e super approfondite, come si richiederebbero oggigiorno, ma senz’altro conoscenze importanti per l’epoca – ricordo di nuovo: pre-internet – nella quale l’informazione circolava molto meno velocemente di oggi.

Una delle figure che la aiutò a conoscere questo settore era un grande collezionista di nome Eligio Monferdin…

Era un grande collezionista e un personaggio molto eclettico, che viveva nel centro storico di Vittorio Veneto occupandosi di diverse cose. Era anche lui libraio ma, nel contempo, era anche un grandissimo collezionista a tutto campo. I suoi interessi spaziavano dalle piante grasse alle acquasantiere del Seicento, dalle statue lignee del Friuli Venezia Giulia alla letteratura popolare, della quale aveva una conoscenza veramente incredibile. Era uno specialista in fantascienza e proto-fantascienza. Inoltre aveva conoscenze approfondite sui gialli e sulle pubblicazioni a dispense. Il sapere che all’epoca trasmise a me e ad altri mi fu di grande aiuto. Ci conoscemmo proprio perché avendo molteplici interessi, finiva poi per stancarsene abbastanza presto e, quindi, mi contattò per cedermi una parte delle sue collezioni: i fumetti, certo, ma anche i romanzi di Emilio Salgari e Luigi Motta, per esempio. Era un personaggio davvero molto interessante.

Così, tra acquisizioni e accumulo di conoscenze, lei è diventato un po’ un punto di riferimento nell’ambiente per il fumetto Anteguerra...

Sì, anche. Tengo a precisare che io mi sono sempre occupato e continuo a occuparmi di tutto il “cartaceo”, però il materiale Anteguerra, indubbiamente, è uno dei periodi più interessanti. Il fumetto in Italia è agli inizi e, nonostante il fascismo, quel tipo di editoria si sviluppa in maniera vigorosa. Il fumetto si ritaglia quasi una zona franca nella quale trovano spazio le traduzioni di autori internazionali, specialmente americani, importantissimi. In parallelo, poi, si assiste alla nascita e alla crescita di una platea di autori italiani. L’Anteguerra rimane, secondo me, ancora la parte più sontuosa, più accattivante e interessante dal punto di vista grafico nella storia del fumetto italiano.

Ormai, dopo tanti decenni di collezionismo e collezionisti, il mercato sarà più o meno completamente drenato.

In effetti l’era dei “ritrovamenti” è finita da un pezzo, oggi la normalità è che collezionisti, loro malgrado, lascino questa valle di lacrime con gli eredi che si premuniscono di rimettere in circolazione le collezioni oppure, molto meglio per loro, i collezionisti stessi decidono per i motivi più diversi di vendere. Il problema è che questo mercato spesso è legato a un aspetto nostalgico. Tendenzialmente un appassionato colleziona le letture che ricorda della propria infanzia. Quindi se si parla di Anteguerra è ovvio che non possiamo più avere come mercato una platea di centenari. La capacità di chi si occupa di questo settore deve essere quella di superare l’aspetto nostalgico, interessando collezionisti che quel periodo non lo hanno vissuto per motivi anagrafici e quindi riescono ad appassionarsi proprio alle caratteristiche morfologiche di quel tipo di fumetto. Questo è un po’ lo sforzo che deve essere richiesto oggi all’operatore commerciale di fumetto d’antiquariato.

Che tipo di collezionismo è quello del materiale Anteguerra e che cosa si colleziona di più oggi?

L’approccio che ancora funziona è quello della coltivazione di una serie di rapporti personali e un tipo di accoglienza simile a quello dei negozi di antiquariato, con l’operatore che cura quindi una clientela selezionata. Esistono comunque dei filoni importanti che sono quelli internazionali: per esempio il materiale Disney. La Disney ha un pubblico di collezionisti che sono interessati a tutte le epoche e i prodotti di questa casa editrice in Italia. Per periodi a noi più vicini, c’è sempre un vivo interesse per tutti i prodotti della casa editrice “popolare” per antonomasia: la Bonelli, nelle sue varie fasi storiche, a partire dagli esordi di Redazione Audace, fino ai nostri giorni. Un altro filone ancora potrebbe essere quello dei tascabili “neri”: i vari Diabolik, Kriminal, Satanik. Per contro, hanno perso peso nel tempo tutta una serie di editori e personaggi classici che nascono alla fine degli anni Quaranta e proliferano per un ventennio. Quelli, sì, sono legati prevalentemente a un fattore anagrafico e nostalgico, per cui occorre una conoscenza molto specifica e dettagliata semplicemente per proporre al pubblico quel tipo di pubblicazioni nella maniera giusta. Sto pensando a personaggi e serie come Gim Toro o il Piccolo Sceriffo. Hanno goduto ai loro tempi di dati importanti di vendita in edicola, ma si fatica oggi a farli “riscoprire” fornendo al collezionista le giuste motivazioni e spiegazioni.

Ma, in generale, c’erano più collezionisti una volta oppure oggi? C’è un equilibrio nel ricambio generazionale dei collezionisti?

Parlando della mia esperienza personale, posso dire che ce ne sono sicuramente meno oggi e che anche il loro profilo sociale è cambiato. Quando ho iniziato la mia attività, il collezionista tipico era uno stipendiato. Poteva essere un impiegato o anche un operaio. Adesso questo mercato si è molto molto ristretto e in generale c’è meno disponibilità di denaro, per cui il collezionista tipico oggi è un professionista o, comunque, sicuramente un benestante. Nello stesso tempo sono aumentate molto le esigenze del cliente. C’è un approccio più “statunitense” al collezionismo, ossia c’è un’estrema attenzione allo stato di conservazione del singolo pezzo messo in vendita. Cosa che prima assolutamente non avveniva.

Ogni tanto, poi, può capitare ancora un albo molto raro. Come, per esempio, gli stranissimi “Albi della Pesa” con i quali l’abbiamo fotografata a Lucca. Da dove vengono?

Questo albo particolare fa parte della collezione di Franco Viotto, grande collezionista e ricercatore, venuto a mancare di recente. Viotto aveva una sorta di “fiuto” per questo genere di pubblicazioni, ossia testate di cui non si non si conosceva l’esistenza o di cui, a volte si è per lungo tempo sottovalutata l’importanza. Tra i suoi tanti ritrovamenti c’è la scoperta dell’episodio inedito di Kriss, “Kim in azione”, realizzato dai fratelli Vladimiro ed Ennio Missaglia e pubblicato nel maggio 2018 sul n. 106 di Fumetto, la rivista dell’ANAFI (Associazione Nazionale Amici del Fumetto e dell’Illustrazione), di cui Viotto era socio e sostenitore dagli albori.

Sarebbe bello poter mostrare su queste pagine le immagini degli interni di un albo così particolare, allo scopo di far circolare un po’ di conoscenza prima che “l’Albo della Pesa” finisca in qualche altra collezione, sparendo di nuovo dalla circolazione per lungo tempo. Ce le farà avere per il pubblico di Guida al Fumetto Italiano?

Certamente.

Grazie, dunque. Non appena le riceveremo le pubblicheremo in calce a questo pezzo. Altre curiosità editoriali che le sono capitate per le mani ultimamente?

Be’, c’è una pubblicazione che abbiamo ritrovato e ha una rilevanza più europea che italiana e riguarda Disney. Si tratta di un numero zero di un giornale dedicato a Topolino, che è stato stampato in Svizzera nel 1937, in lingua tedesca. Quindi si tratta di materiale di presentazione della testata in un formato analogo al Topolino giornale che, all’epoca, era pubblicato in Italia da Mondadori. Abbiamo poi ritrovato insieme al numero zero anche il numero uno di questa testata. Sfogliando in rete i siti di collezionisti tedeschi – di cui confesso di conoscere pochissimo la lingua – ho comunque accertato che si tratta di una pubblicazione molto rara. Del numero zero erano noti finora solo 2 esemplari in tutta Europa. Si tratta indubbiamente di un rinvenimento molto interessante.

Lei è socio di un’azienda che possiede tre fumetterie con il marchio Supergulp, e che quindi sono un buon osservatorio sulla salute del fumetto. Come vanno le cose? C’è ancora un interesse dei giovani per le nuvolette?

Sì, abbiamo un negozio a Treviso, uno a Milano e uno a Mestre-Venezia. Il collezionismo è presente solo in quest’ultimo perché, molto immodestamente, questo settore fa riferimento solo a me. Gli altri due punti vendita sono quindi dedicati alla produzione corrente e devo dire che anche qui l’interesse c’è, eccome. In epoca recente c’è stata un’esplosione di quello che viene definito “graphic novel”. Di conseguenza, rispetto al passato, si tende a dare un’importanza molto maggiore all’autore rispetto all’editore. È un fenomeno di cui si sono accorti tutti gli editori a livello europeo. Secondo i dati diffusi nell’ultima edizione della Fiera del libro di Francoforte, le vendite di graphic novel sono esplose del 60 per cento solo nell’ultimo paio d’anni. Un dato impressionante per quella che era la china dell’editoria a fumetti negli ultimi tempi. Oggi come oggi, il graphic novel è la vera punta di lancia del fumetto.

Prima di salutarci: ma lei li legge ancora i fumetti? Quali sono i suoi personaggi e autori preferiti?

Certamente sì. Non ho predilezioni per collane particolari, ma sono interessato ad alcuni autori. Uno dei miei preferiti è lo spagnolo Paco Roca (Francisco Martinez Roca n.d.r), specializzato proprio in graphic novel (tradotte per il mercato italiano da Tunué n.d.r.).

Chiudiamo con un invito a contattarci ad altri operatori del settore che volessero condividere con i nostri lettori appassionati di fumetto qualche reperto curioso che merita di essere conosciuto e diffuso. Potete scrivere a info@guidafumettoitaliano.com

 

 

 



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