PROTAGONISTI 15 Giugno 2016
Cesare Melloncelli, dalle “imitazioni” all'originale
Nel 1966 Sergio Bonelli si accorge del lavoro di uno sceneggiatore non ancora pienamente affermato e gli propone una collaborazione.
Ha così inizio una breve carriera nella “serie A” del fumetto italiano, poi abbandonata definitivamente dopo qualche anno per scelta di vita personale.

Negli anni Sessanta del XX secolo il consenso di pubblico raccolto da Tex è ormai consolidato. Anzi, le vendite della serie creata da Gian Luigi Bonelli sono in costante crescita. Così, come spesso succede, molti editori concorrenti cercano di sfruttarne il successo, pubblicando fumetti che, oltre a richiamare molti aspetti del personaggio, in alcuni casi plagiano addirittura storie e disegni originali.
Tra tutta questa pletora di epigoni, più o meno riusciti, spicca il lavoro di Giancarlo Tenenti e Cesare Melloncelli. I due, oltre a essere stretti collaboratori – Melloncelli sceneggia e fumetta le tavole disegnate da Tenenti – sono anche amici di vecchia data: si sono conosciuti al termine degli studi, durante un periodo di lavoro all’ospedale Gaetano Pini di Milano.
Nel 1963 Melloncelli e Tenenti entrano in contatto con la casa editrice Cervinia di Gino Balzarini, per la quale creano tre strisce di genere western: Tommy Colt , Kid del West e Winchester Man.
Le serie hanno una vita brevissima – nessuna delle tre supera i diciannove numeri –, sta di fatto però che, nel 1966, anche grazie al professionismo dimostrato nella loro realizzazione, Sergio Bonelli si accorge del lavoro di Melloncelli e gli propone di collaborare con la sua Casa editrice. L’esordio avviene su Zagor, Collana Lampo III serie, ai numeri 54 e 55 intitolati, rispettivamente, “Il gigante ribelle” e “Il nemico nell'ombra”, usciti dall'8 al 22 giugno 1966.
Dello stesso anno è la miniserie Red Buck, pubblicata da giugno ad agosto sui numeri dal 3 al 5 di Collana Araldo I serie, la stessa testata che, dal fascicolo successivo e con nuova numerazione, avrebbe ospitato le avventure del Comandante Mark. La richiesta di Bonelli è proprio quella, creare un personaggio che viva nello stesso periodo storico del character della EsseGesse e che gli faccia da apripista.
Melloncelli assolve questo compito al meglio, affiancato da un disegnatore d’eccezione, quel Sergio Tarquinio da lì a poco diventerà colonna portante della Storia del West di Gino D’Antonio.
Qualche anno dopo la collaborazione con la Casa editrice della famiglia Bonelli, Melloncelli decide di abbandonare il mondo del fumetto. Fatto sta che la sua carriera tra le “nuvole parlanti” dimostra come, a volte, una “copia” possa condurre direttamente a lavorare per l’editore che pubblica il personaggio originale. Il solo segreto per il quale questa cosa può avvenire si può sintetizzare in una parola: professionismo.
Gabriele Ferrero
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