PROTAGONISTI 21 Novembre 2016
Testimonianze - Paolo Morisi
Illustratore e pittore straordinario, grande appassionato di fumetto e di immaginario western.
Lo scorso 31 luglio è mancato Paolo Morisi, un artista che ha rappresentato molto per Edizioni if. La sua scomparsa ci ha lasciato attoniti e ha fatto nascere in noi la volontà di ricordarlo, atto di affetto e di stima nei confronti di un amico indimenticabile.
UN LIBRO, UNA STORIA
di Gianni Bono
Paolo Morisi era uno bravo. Paolo Morisi è uno bravo che da pochi mesi ci ha lasciati per andare in quell’Olimpo del Fumetto a raggiungere altri Grandi Maestri. Paolo e io, coetanei con la passione delle “nuvole parlanti”, ci siamo incontrati a Genova, poco più che ventenni. Era il settembre 1971 e in quei giorni stava per esordire la prima edizione de Le Tre Giornate del Fumetto. Avevo annunciato già da un anno il mio progetto ai vari operatori del settore che avevano accolto favorevolmente l’idea di realizzare una manifestazione sul fumetto a carattere popolare. La prima in assoluto a livello mondiale. Certo, da cinque anni in Italia c’era il Salone Internazionale dei Comics a Lucca. Ma, pur essendo una rassegna di elevato valore culturale, non era ancora aperta al grande pubblico. Lo sarebbe stata dopo il successo delle tre edizioni della rassegna genovese. C’erano convegni e convention a vari livelli in Francia e negli Stati Uniti, ma sempre per studiosi, appassionati e addetti ai lavori. Non per la grande massa dei fruitori del fumetto, i lettori.
Tra quanti aderirono al progetto ci fu anche il disegnatore, tipografo tuttofare, nonché editore sopra le righe Marcello Merli. Merli, che cento ne pensava e tutte e cento le faceva, ebbe un’idea per la prima edizione della manifestazione. Aveva pensato di chiamare a raccolta professionisti e dilettanti per disegnare una o più tavole su Genova, che poi sarebbero state raccolte in un libro. Volume che lui stesso avrebbe pubblicato come Erga, la sua casa editrice, con il titolo Ci hanno fumettato così.
Non ci aspettavamo certo una grande redemption. Invece risposero più di cento artisti, che però mandarono i loro elaborati con notevole ritardo. Io e Franco Fossati – oltre a scrivere alcune storie – ci prendemmo l’onere di curare il volume e, siccome non c’era tempo per comporre i testi di presentazione, toccò al buon Walter Tomaselli scrivere nottetempo a mano tutti i testi, all’interno di altrettanti balloon, oltre che realizzare la copertina. Ricordo bene che il giorno della premiazione portò, ancora con le mani sporche d’inchiostro, la prima copia del volume al senatore Gelasio Adamoli, che presenziava alla presentazione.
Nella gremitissima sala dell’Auditorium del Palazzo dei Congressi della Fiera Internazionale di Genova, c’erano tanti professionisti in attesa di essere premiati. Da Aurelio Galleppini a Luciano Secchi, da Roberto Raviola ad Antonino Mancuso, ai calligrafi di Linus. Ma c’erano anche i professionisti che avevano aderito all’iniziativa di Merli, come Alfredo Castelli, Franco Bonvicini, Mario Gomboli, Paolo Ongaro, Giulio Chierchini, Vezio Melegari, Lino Landolfi, Enzo Trojano e Osvaldo Cavandoli e alcuni giovani dilettanti allora sconosciuti, tra i quali Giancarlo Berardi e Ivo Milazzo e un trio di ragazzi bolognesi, il quattordicenne Giorgio Sangiorgi e i ventenni Roberto Celano e Paolo Morisi. Pur alle primissime esperienze, Paolo palesava un tratto sicuro e plastico, con uno stile ancora incerto che guardava a Leone Cimpellin, per la matita, e a Roberto Raviola, in arte Magnus, per il passaggio a china. Per il volume disegnò due storie: “Cristoforo Piccioni, fan di Cristoforo Colombo” e “Correva l’anno”.
Paolo aveva iniziato la sua attività due anni prima, sulle pagine di Il Paladino dei Ragazzi, un mensile pubblicato dalla Panini di Modena. Sarebbero arrivati in seguito i fumetti per Pony Express, una rivista contenitore diretta da Manlio Bonati e pubblicata da Gianfranco Marino, e una lunga stagione con la Edifumetto di Renzo Barbieri.
Paolo e io ci saremmo rivisti ancora a metà degli anni Settanta, quando entrambi collaboravamo al Corriere dei Ragazzi, divenuto in seguito Corrier Boy. Poi, di nuovo, un lungo periodo di distanza, intervallato, di tanto in tanto, da fugaci incontri a Lucca o a Reggio Emilia durante le rispettive manifestazioni dedicate ai comics.
Qualcosa, però, tra di noi era rimasto in sospeso. Lo capimmo nel 2003, quando, durante l’edizione di Lucca Comics & Games, avemmo modo di parlare con maggior calma. Paolo aveva visto la nuova collana di Comandante Mark che Edizioni if stava pubblicando dal febbraio 2002. Era l’occasione che stavamo aspettando. Ci lasciammo con la promessa di rivederci in redazione, cosa che avvenne qualche mese più tardi. Fu il modo per mantenere una vecchia promessa che ognuno di noi aveva fatto a se stesso: tornare a lavorare insieme.
Quello che seguì fu uno straordinario numero di racconti illustrati del Comandante Mark, che Paolo ha regalato a me, compiaciuto editore dell’iniziativa, e ai lettori, che lo hanno ripagato con una formidabile dedizione. Da quanto mi disse, grazie a quel lavoro Paolo aveva saldato anche un debito con il ragazzo che era stato un tempo, appassionato lettore proprio delle serie a fumetti firmate dalla EsseGesse e da altri Maestri italiani del fumetto anni Cinquanta e Sessanta.
Il lungo lavoro per Edizioni if è stato anche l’ultimo tassello di una carriera professionale svolta sempre nel segno dell’innovazione e del rigore.
Ho un debito di gratitudine nei confronti di Paolo Morisi per avermi regalato il piacere di essere l’editore di un fuoriclasse, sia per quanto riguarda l’aspetto professionale sia per quello umano.
IL PIACERE DI AVERLO CONOSCIUTO
di Manlio Bonati
Una telefonata che non ti aspetti. “Ciao, Gianni, che bella sorpresa!” Invece no, il seguito è molto triste: vengo a conoscenza della morte di Paolo Morisi..., un vecchio amico. Metto giù la cornetta e, di botto, tanti ricordi tornano a galla. La memoria è un computer naturale dalle infinite sfaccettature. Rieccomi nel 1972, mi trovo a casa sua a Bologna. Non lo conoscevo, neanche dal punto di vista artistico. Era un giovane disegnatore con tante idee e speranze per il suo futuro lavorativo. Alberto Lenzi dell’ANAF mi aveva commissionato un’intervista a Morisi e al suo soggettista Roberto Celano. Ero partito da Parma con il mio registratore, consapevole della mia totale ignoranza sulle persone che andavo a trovare. L’ansia mi sparì come d’incanto: erano simpaticissimi. Paolo, poi, era bravissimo.
Allievo di Magnus, aveva saputo trovare un suo personale stile, molto incisivo quanto classico. Mi regalò una tavola originale, senza testo e inedita, con due ragazzi come protagonisti. Rimasi colpito dalla giovane protagonista in quanto me la trovavo davanti in carne e ossa. Inutile specificare che la “modella” era la bella fidanzata d’allora. Feci incorniciare la tavola che possiedo tuttora in bella mostra nella mia casa estiva di Berceto. L’intervista fu pubblicata nel numero 9 de Il fumetto del 1973. Pensavo che fosse finita lì, invece rividi Morisi più e più volte. Facevo parte della redazione della rivista Pony Express, edita nella mia città. Era ovvio che tra i collaboratori ci fosse Paolo Morisi che presentai a Gianni Del Mare (al secolo Gianfranco Marino), l’editore. Ci sfornò un ottimo western, Jhonata, pubblicato sia nel mensile che nel supplemento Poker, un albo dal tipico formato orizzontale all’italiana.
Finita la breve esperienza del Pony Express, Paolo mi telefonò per chiedermi di scrivergli una sceneggiatura per le Edizioni Segi, casa editrice milanese che stampava fumetti per adulti senza personaggio fisso. Morisi aveva realizzato un’ottima “biografia” sul monaco russo Rasputin, ma aspirava a disegnare un’avventura ambientata nel 1700 nel nord America con degli indiani con la tipica chioma all’irochese. L’idea, naturalmente, mi piacque, tanto da parlarne subito con Mino Brugnoli, altro grande amico, purtroppo recentemente scomparso, con il quale scrivevo fumetti e articoli. Ci mettemmo subito al lavoro, divertendoci come matti. Ben presto il testo fu pronto e spedito a Paolo. Questi lo lesse subito, facendoci i complimenti. Gli era piaciuto tantissimo: lo vedeva già disegnato. Invece rimase un sogno nel cassetto. L’editore disse che c’era poco sesso e ancor meno scene d’horror, quindi lo bocciò. L’occasione per lavorare insieme fu gettata al vento (credo immeritatamente) e non ricomparve più.
Nel frattempo gli anni passavano. Mi ero trasferito a Milano. Qui l’amico Luigi F. Bona, responsabile dei cartonati a fumetti editi dalla Editiemme, nel 1980 mi donò il volume Confinati nello spazio di Carlo Zanfrognini per i testi e di Paolo Morisi per i disegni. Una vera chicca!!! Ritrovai i bellissimi disegni di Paolo molto tempo dopo, nelle Edizioni If e precisamente nel Comandante Mark. Lo incontravo a Reggio Emilia alle mostre organizzate dall’ANAFI (ex ANAF) e ci mettevamo a parlare come se ci fossimo visti con continuità. Gli piaceva collaborare alle Edizioni If, stimando molto il direttore Gianni Bono, lo stesso che mi ha dato la ferale notizia.
Allora la mia fantasia di credente lo immagina a fare lunghe chiacchiere con Magnus, con Rino Albertarelli, con i tre magnifici della EsseGesse, con Aurelio Galleppini, con Gallieno Ferri e con tutti i disegnatori che hanno allietato la sua gioventù. Il comune amico Mino lo conduce per mano, parlando di Tarzan e di Akim, nell’immenso salone ricco di luci abitato dagli Autori dei Fumetti. Buon divertimento!
IL TEMPO È SEMPRE TIRANNO
di Gabriele Ferrero
Qualcuno dirà che il caso non esiste. Personalmente, non so dare una risposta in un senso o nell’altro; quello che è certo è che in più occasioni ho avuto la fortuna di conoscere persone che avrei voluto incontrare, senza fare nulla affinché ciò accadesse. Inoltre, in ognuna di queste occasioni, la cosa si è rivelata fondamentale e ha contribuito a cambiare il corso della mia vita.
Quella sensazione mi si ripresentò una mattina di marzo 2004, quando Gianni Bono mi chiamò nel suo ufficio e mi disse che da lì a mezz’ora sarebbe arrivato Paolo Morisi. Lo aveva contattato, dopo un primo incontro durante la precedente edizione di Lucca Comics & Games, per affidargli le illustrazioni di un racconto che avevo scritto per celebrare il cinquantennale di Blek Macigno e che sarebbe apparso, in due puntate, sui numeri di ottobre di quell’anno del Comandante Mark e Il Grande Blek.
Ora, ripeto, non so se il caso esista. Di certo nei minuti precedenti all’arrivo di Paolo in redazione avevo proprio ripensato ai due anni precedenti durante i quali avevo cercato, senza risultato, di contattarlo per chiedergli di poter ristampare un suo vecchio fumetto.
Poco dopo lui era lì, davanti a me, armato della sua umanità con la quale mi mise subito a mio agio, e di una cartella piena di tavole a fumetti e illustrazioni. Parlammo a lungo, gli raccontai quello che avevo in mente riguardo al racconto e gli diedi un primo impaginato con gli spazi destinati alle illustrazioni. Non gli dissi che lo avevo cercato; lo avrei fatto solo molto tempo dopo, nel corso di una delle lunghissime telefonate “di lavoro” che mensilmente intercorrevano tra di noi e durante le quali mi raccontava della sua amicizia con Magnus, degli incontri con Hugo Pratt e mille altri aneddoti legati a numerosi protagonisti del fumetto nostrano.
Fatto sta che, a distanza di qualche mese dal nostro incontro, una mattina ricevetti un plico gigantesco contenente trentasette disegni. Quando lo aprii, restai senza fiato. Quelle immagini andavano ben oltre ogni mia aspettativa, tanto erano curate, e avrebbero trasformato il racconto in qualcosa di unico. Paolo era partito dal mio testo non soltanto per potersi confrontare con due personaggi dei fumetti della sua giovinezza, ma anche, e forse soprattutto, per esprimere l’amore verso un immaginario – quello della Vecchia Frontiera americana – che sentiva molto prossimo.
Mi bastò vedere quei disegni per capire che la mia ricerca era finita: Morisi doveva essere il disegnatore di punta della nostra edizione del Comandante Mark, e che, per quanto mi riguardava, nessun altro avrebbe illustrato i racconti che avrei scritto io. Così è stato. Nei successivi sette anni Paolo ha dato forma grafica al maggior numero di racconti pubblicati in appendice ai fumetti della EsseGesse, firmando anche quelli più significativi nell’evoluzione del personaggio. Poi, nel 2011, in seguito alla chiusura della collana, il sogno si interruppe. Non così il supporto di Paolo che, con i suoi preziosi suggerimenti, ci propose di pubblicare tre serie a fumetti che avete letto sulle pagine di Comandante Mark Presenta e Il Grande Blek: Falco Bianco e Jean Lafitte, di Onofrio Bramante, e Gli Invincibili, disegnata da Franco Donatelli.
Quelli passati a fianco di Paolo sono stati sette anni straordinari, e a ripensarli ora mi sembrano più lunghi di quanto in realtà non siano stati, con il loro carico di esperienze e di gratificazioni professionali che mi hanno dato. Di questo gli sarò sempre grato.
Voglio chiudere questa mia testimonianza con un evento accadutomi nei giorni scorsi, mentre cercavo il materiale iconografico per arricchire questo articolo. Tra i disegni che Paolo mi aveva inviato negli anni, ho ritrovato l’illustrazione con la quale ho deciso di chiudere il mio pezzo, realizzata per “I guerrieri fantasma”, episodio di Comandante Mark apparso sul numero 85 della serie. Si tratta di una variante, arrivata dopo la pubblicazione, che presenta in calce una frase scritta di suo pugno: “Sarebbe dovuta venire così, ma il tempo è sempre tiranno!!!”.
Addio, caro amico.