EDICOLA & DINTORNI 29 Marzo 2018
Giovedì gnocchi! (E fumetti!)
Un giorno propizio per l’uscita di nuove testate
Un vecchio adagio romano recita: “Giovedì gnocchi; venerdì pesce e sabato trippa”. Era il menu abituale di molte trattorie capitoline. I sostanziosi gnocchi preparati a metà settimana anticipavano il venerdì di magro cattolico, mentre il sabato, giorno tradizionale di macellazione, nelle cucine più economiche arrivavano i pezzi di carne meno pregiati come la trippa. Il giovedì però è proverbiale anche come giorno di pubblicazione di nuovi fumetti in edicola.
Tex uscì in edicola per la prima volta di giovedì, così come Zagor dopo di lui. Una coincidenza, si potrebbe dire. Per nulla affatto. Il giovedì era considerato un giorno “tradizionale” nell’editoria per ragazzi per fare uscire una nuova testata. Per esempio, era un giovedì il 28 marzo 1957 quando il quotidiano Il Giorno di Gaetano Baldacci, finanziato dall’ENI di Enrico Mattei, manda in edicola il supplemento Il Giorno dei Ragazzi, splendido inserto settimanale ricco di fumetti italiani come Cocco Bill ed esteri come Dan Dare, pilota del futuro, di Frank Hampson. Lo imita, in piccolo, il genovese Corriere Mercantile con lo Speciale per i Ragazzi, a fumetti, pubblicato nel 1961, sempre di giovedì. E il medesimo giorno sceglie l’Unità per pubblicare il supplemento a fumetti Il Pioniere, il 13 giugno 1963. Perfino nei vicini anni Novanta un altro quotidiano, Avvenire, pubblica i suoi inserti per bambini il sabato, Popotus, ma anche il giovedì con lo specifico I Giovedì di Popotus (1996).
Dove affondano le radici di questa “tradizione” e poi, bastano quattro esempi per parlare di “tradizione”? Per scoprirlo bisogna prenderla davvero alla lontana.Tornare addirittura all’età napoleonica quando nella normativa per il Regno Italico (1805-1814), si trovano “Istruzioni per le scuole elementari” che prevedono la presenza nel calendario scolastico di un giorno di vacanza infrasettimanale. Il motivo è semplice, la nascente scuola statale era una conquista rispetto ai collegi nobiliari o a quelli ecclesiastici, ma non bisognava dimenticare che i bambini dovevano dare una mano alle famiglie nei lavori agricoli o negli opifici. Caduto Napoleone, nelle leggi scolastiche del Ducato di Lucca del 1826, Lodovico di Borbone prevede per iscritto che la festività infrasettimanale cada proprio di giovedì. Il motivo è praticissimo: in tutti i borghi è giorno di mercato e le faccende domestiche richiedono la partecipazione di tutti i membri della famiglia. Stessa cosa accade nel 1827 nel Regno Lombardo-Veneto di Francesco I d’Asburgo-Lorena, con un giovedì parzialmente festivo: dalle ore 12 in poi d’inverno, dalle 10 in poi d’estate. È così che, in seguito, anche nell’Italia unita dai Savoia la settimana scolastica viene d’abitudine spezzata da un giorno festivo: il giovedì appunto.
Per questo motivo molti giornali per fanciulli escono in questo giorno, con la speranza di incrementare le vendite. Eccone alcuni che riportano il nome anche in testata: Il Giovedì dei Ragazzi, Divertente e Istruttivo (1834, Torino); Il Giovedì, Letture per Giovinetti (1835, Milano); Il Giovedì (1848, Tipografia Antonio del Maino, Piacenza); Il Giovedì, Settimanale di Letture per la Famiglia (1886, Giulio Speirani e figli, Torino), quest’ultimo in particolare con testi, tra gli altri, di Luigi Motta, Emilio Salgari e disegni di Gustavo Rosso.
La vita scolastica italiana di fine Ottocento e inizi Novecento si assesta su questa abitudine alla settimana spezzata – bisogna però considerare che al sabato si andava regolarmente a scuola – e pertanto fino all’avvento inoltrato del fascismo continuano a comparire testate del giovedì come Il Pappagallo, Primo Giornale Colorato, Umoristico, Italiano (1873, Lit. Mazzoni/Rizzoli, Bologna ); Giannetto, Giornale pe’ Nostri Ragazzi (1881, settimanale della Gazzetta d’Italia, Firenze); La Vacanza del Giovedì (1890, Fratelli Speirani, Torino); Il Tesoro dei Fanciulli (1901, Editrice La Poligrafica, Milano); Il Giornalino degli Ometti e delle Donnine (1906, Vallardi, Milano); Il Giornalino del Giovedì, supplemento settimanale di Avanti-Maestri!; Piccolo Mondo, poi Piccolo Mondo del Giovedì e della Domenica quando diventa bisettimanale (1924, Picco e Toselli, Torino); Il Saladino, Giovedì dei Ragazzi (1936, Arti Grafiche Moneta, Milano); Cine-Romanzo (1929, Editrice Popolare Milanese, Milano).
Le cose iniziano a cambiare a partire dal 1923 con la riforma di Giovanni Gentile che introduce il principio che l’anno scolastico debba comprendere almeno 180 giorni, ovvero 900 ore di lezione. Quindi nelle scuole rurali, impostate su un calendario di soli 8 mesi per permettere i lavori agricoli estivi, si inizia ad abolire a macchia di leopardo il giovedì festivo infrasettimanale per rispettare il monte ore. Inoltre, durante il regime, sempre per il rispetto delle ore totali, i giovedì festivi andranno a mano a mano scomparendo a vantaggio dell’esigenza di concentrare l’orario scolastico nelle sole ore mattutine (prima si andava a scuola anche dopo pranzo) per lasciare i pomeriggi liberi alle attività delle varie organizzazioni giovanili fasciste.
Nel 1937 i giovedì festivi erano praticamente scomparsi dalla regolamentazione scolastica. Chi fosse interessato ad approfondire queste tematiche didattiche può fare riferimento all’esaustivo lavoro di Dario Ragazzini, Tempi di scuola e tempi di vita, pubblicato in edizione digitale nel 2012 da goWare.
In edicola però, la data del “giovedì festivo” d’uscita va avanti per inerzia per molto tempo ancora con testate come, per esempio, Autobus, Settimanale di Novelle e Varietà (1941, Edizioni Edital, Milano); Giovedì, Il Grande Giornalino Settimanale (1945, Casa Editrice Giovedì, Roma); Cine West (1953, Edizioni Torelli, Milano) e il fantastico, quantomeno nel titolo, La Domenica dei Ragazzi che, nonostante la testata, usciva di giovedì! (1956, Periodici Vignati, Milano).
Siamo così tornati, chiudendo il cerchio all’epoca di Tex e Zagor e alle loro uscite a mezza settimana, frutto dunque di un “imprinting editoriale” nato in un mondo antico che ben possiamo rappresentarci leggendo le pagine di Cuore di Edmondo De Amicis. Una vecchia abitudine che, di tanto in tanto, fa ancora capolino nelle edicole.
Una versione più succinta di questo testo è stata pubblicata da Sergio Bonelli Editore nell'ambito di una serie di approfondimenti e curiosità relative al volume iBonelli. Una famiglia. Mille avventure, scritto da Gianni Bono.