PROTAGONISTI  26 Settembre 2020

La mostra di Tex e "l'orgoglio fumettistico" salernitano

Una singola (ma lunghissima) striscia può ancora suscitare interesse ed entusiasmo per il fumetto “di provincia”

La mostra di Tex e "l'orgoglio fumettistico" salernitano

Il penultimo fine settimana di settembre mi trovavo a Salerno per presentare l’ennesima tappa di “Tex, 70 anni di un mito”, la mostra celebrativa che è partita da Milano due anni or sono. Ed è successa una cosa straordinaria. Al di là dei ringraziamenti per l’ottimo allestimento curato da Roberto Policastro, oltre ai consueti discorsi conviviali di inaugurazione, io mi ero portato da casa per l’occasione una “chicca” da offrire alla platea salernitana. Si tratta della notizia che nell’immediato Dopoguerra a Salerno era attivo un editore, Ettore Nuzzi, di cui si sa poco o nulla: che aveva la redazione in città, in Via Mercanti 27 e pochi altri dati biografici raccolti nei decenni da chi, in un paio di occasioni, lo ha conosciuto direttamente o ne ha incontrato la figlia. Insomma uno dei tanti neo-imprenditori con tanta voglia di fare che l’Italia generò in quegli anni in cui era saltato il “tappo” dell’oppressione totalitaria e si apriva la speranza e la possibilità concreta di ricominciare da zero, di costruire un Paese nuovo.

Lo ammetto, è un tema che mi appassiona e, nello specifico del fumetto di cui mi occupo da tutta la vita, sono sempre contento quando si riesce a salvare la memoria di qualche personaggio come Nuzzi. Anche perché l’editore salernitano ha all’attivo una pubblicazione che gli garantisce, di diritto, un posto nella storia del Fumetto Italiano. Nuzzi nel 1946 pubblicò quella che è, allo stato delle conoscenze attuali, la striscia più lunga del mondo mai distribuita in edicola. Si tratta di un solo specimen in mio possesso (forse ne esiste un secondo esemplare in un’altra collezione, ma non sono in grado di affermarlo con certezza), intitolato “Le avventure di Jefferson Jones”, materiale americano. La striscia, confezionata con il consueto punto metallico in costa, è lunga la bellezza di 38 centimetri, per un prezzo di copertina di 15 lire. Una “stranezza editoriale” da record che mi pareva simpatico portare all’attenzione del pubblico.

Mai però mi sarei aspettato l’entusiasmo autentico, anche mediatico, suscitato da questa piccola “rivelazione”. Sì, perché nessuno a Salerno aveva conservato memoria di Ettore Nuzzi e neppure i giornalisti della zona e i professionisti del fumetto locale – ricordiamo che il capoluogo di provincia ospita la rinomata Scuola salernitana del fumetto, animata dal collettivo che diede vita alla rivista Trumoon, alla metà degli anni Ottanta – ne avevano sentito parlare. Tanta la sorpresa, l‘interesse e la partecipazione rivolti a questo piccolo aneddoto che, alla fine, l’articolo del giorno successivo a commento dell’evento sulle pagine locali del “Mattino” di Napoli, a momenti parlava più di Nuzzi e della strscia gigante che non della mostra di Tex in sé. Un piccolo paradosso che però mi ha portato a riflettere.

Ma quanti sono i Nuzzi sparsi in tutta Italia di cui ci sono evanescenti tracce che rischiano di scomparire da un momento all’altro e che potrebbero suscitare altrettanta eco? Per esperienza so che sono diversi e che si concentrano nel decennio 1938-1948 di cui fumettisticamente si conosce tutto sommato molto poco. Anche la critica professionale del fumetto percepisce quella manciata di anni come un “buco nero”, per l’oggettiva difficoltà di reperimento di pubblicazioni e notizie relative che non riguardino “i soliti” grandi personaggi o editori. Però qualcosa di diverso esiste, e l’entusiasmo che questa memoria “pop” può suscitare nei contemporanei, come avvenuto a Salerno , dà la misura di come non si dovrebbe sottovalutare neppure il più piccolo pezzo di carta ancora in circolazione, perché c’è una sana voglia di conoscere e valorizzare il proprio passato e le proprie radici culturali se appena appena ne viene data l’occasione. Del resto l’editoria popolare non è affare solo delle due grandi metropoli in cui si è poi concentrata, Roma e Milano. Forse è venuto davvero il momento di cogliere l’occasione per condividere a livello nazionale i tasselli e gli indizi delle attività editoriali cosiddette minori per cercare di ricostruire, pennellata dopo pennellata le zone più in ombra del vasto paesaggio del Fumetto Italiano.



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