PROTAGONISTI  2 Aprile 2016

Testimonianze - Giorgio Cavedon

Professionista preparato ed esigente ha cambiato la storia del fumetto italiano

A cinquant'anni dalla nascita del suo fumetto più fortunato, Isabella, ripercorriamo le tappe della straordinaria carriera di Giorgio Cavedon.

Testimonianze - Giorgio Cavedon

Lucca, domenica 2 novembre 1969 ore 15, alla Sala Superiore del Teatro del Giglio si apre la Mostra Mercato. Sopra banconi di legno allestiti in modo artigianale alcuni mercanti provenienti da varie parti d’Italia hanno portato le loro collezioni. In qualche modo sono gli Antenati di chi oggi espone a Collezionando.
Ciò che però attira la mia attenzione non sono quei periodici d’epoca, ma un signore corpulento con barba da intellettuale, che nella penombra scambio per Umberto Eco. Però, quando mi avvicino e lui mi mostra con entusiasmo la sua nuova fatica editoriale, mi rendo subito conto di aver preso proprio un grossolano abbaglio. L’opera in questione è “La dama sanguinaria”, primo numero della collana Terror con inquietante copertina di Leandro Biffi, nonché primo tascabile inedito per adulti a presentarsi in formato maxi. A portarlo a Lucca è proprio il suo editore, Giorgio Cavedon che, mentre sfoglia le pagine disegnate dallo studio di Sergio Rosi, mi confessa di aver deciso all’ultimo momento di presentarsi alla manifestazione e, visto il mio interessamento, mi invita a Milano per una visita in redazione.

L’anno 1969

Anno importante il 1969, e non solo per lo sbarco dell’Uomo sulla Luna. Fumettisticamente parlando, nasce Alan Ford, Florenzo Ivaldi pubblica AZ Comics, il primo dizionario del fumetto curato da Claudio Bertieri, e Gino Sansoni manda in stampa la rivista Horror sotto la direzione di Pier Carpi e Alfredo Castelli. A questi ultimi do il mio contributo, mentre continuo a scrivere per Eureka e a curare Comics World per il Club Amici del Fumetto. Senza dimenticare la Facoltà di Medicina. Anzi, proprio poiché il destino mi ha scelto, ancora prima della laurea, caso più unico che raro, faccio un biennio di internato forzato in un primario istituto di cura genovese che, volente o nolente, mi lascia ben poco spazio per fare altro…

Due anni dopo, tornato in libertà, nell’ambito dell’organizzazione della prima edizione de Le 3 Giornate del Fumetto, raccolgo anche se con ritardo l’invito di Giorgio Cavedon e vado a Milano in viale Forlanini 36. Sarà l’inizio di una lunga e proficua collaborazione e amicizia che si protrarrà per oltre vent’anni.
Cavedon è un professionista preparato ed esigente che pretende la massima attenzione nella stesura dei soggetti e delle sceneggiature. I primi sono molto dettagliati e vengono discussi e condivisi in più riprese prima di passare alla fase della sceneggiatura. Questa poi, viste le esperienze del nostro in campo cinematografico, viene realizzata tecnicamente come il copione di un film.

Ricordo le ore e ore che io, Eddy Segantini, Andreina Repetto e Claudia Salvatori passavamo a discutere per la stesura di un plot di Terror o di Oltretomba. E quando finalmente ogni tassello della trama sembrava andare al giusto posto e si poteva passare alla fase successiva, si ricominciava da capo… Nessuno può immaginare, pensando a un fumetto per adulti, l’attenzione maniacale che Giorgio metteva nel suo lavoro e di conseguenza in ogni trama.
Accedere al suo studio era come entrare nella cabina di comando di un capitano di lungo corso. Giorgio, elegante, indossava un cardigan blu e fumando con la giusta lentezza la pipa, ti faceva accomodare dall’altro lato di un’ordinatissima scrivania. Prendeva in mano il tuo soggetto e con la maestria di un abile sarto, cuciva, ricuciva, scriveva e riscriveva ogni riga di ogni singola pagina. Alla fine quel soggetto che tu avevi scritto con tanta convinzione, nello spazio di qualche ora diventava un altro. Ma alla delusione faceva subito riscontro la consapevolezza che grazie a lui avevi appreso un altro pezzo del mestiere di scrivere. 

Ma chi è Giorgio Cavedon?

È un uomo che fino alla fine del 1965 ha fatto un po’ di tutto e, particolare non da poco, quello che voleva e gli piaceva: dal giornalismo al cinema commerciale e industriale all’adorato jazz, visto che dal 1949 al 1973 ha suonato con continuità con la banda della Milan College Jazz Society.
Nato a Brescia il 17 dicembre 1930, nel 1935 si trasferisce a Milano dove, adempiuti gli studi classici, frequenta la facoltà di Scienze Politiche. Contemporaneamente scrive articoli e libri, ha un buon successo il romanzo Con me alla conquista della cava pubblicato da Vallardi nel 1958, e già dal 1953 si occupa di cinema girando documentari a 16 millimetri. Per questa attività è premiato a Cannes con la Palma d’Oro per il cortometraggio Arturo. Nel 1960 è l’aiuto regista di Renato Dall’Ara che dirige Carla Gravina in Scano Boa. Nel 1965 sua è la regia di un episodio del film I soldi interpretato tra gli altri da Enrico Maria Salerno e Catherine Spaak. Nel 1962 scrive per l’amico Renzo Barbieri l’introduzione al suo libro I soli spenti.
Tutte esperienze certamente interessanti, appaganti, ma discontinue. Nessuna delle quali poteva dare quella solidità economica che si vorrebbe ottenere a un certo punto della vita. A trentacinque anni è tempo di mettere la testa a posto, specialmente se si è sposati e con due figli a carico. Se poi questa scelta la fa uno che si chiama Giorgio Cavedon, può anche cambiare la storia del fumetto italiano. E così è stato.

Nasce Isabella

L’incontro con Barbieri segna l’inizio di una lunga collaborazione, prima nel mondo delle relazioni pubbliche, poi in ambito strettamente editoriale.
Così nel 1966 Cavedon scrive i soggetti e le sceneggiature di Isabella per l’Editrice 66, che Barbieri ha fondato per pubblicare i primi tascabili erotici per adulti. Ma è dall’anno successivo che i due diventano soci con la costituzione delle Edizioni Erregi (dalle inziali dei due, Renzo e Giorgio). Se Barbieri si cimenta nella leggera scrittura del bondiano Goldrake, Giorgio – chiaramente ispirandosi ai romanzi di Angelica scritti da Anne e Serge Golon – intorno alla figura di Isabella de Frissac inventa un vero e proprio romanzo storico che coinvolge i lettori al punto tale che, convinti dell’esistenza reale della Duchessa dei Diavoli, scrivono e inviano un gran numero di lettere in redazione. Sarà questo filo diretto a decretare il successo della bionda eroina disegnata da Sandro Angiolini, che nel breve trascorrere di pochi mesi raggiungerà vendite di oltre centomila copie a uscita per poi assestarsi sulle settantamila. La fitta corrispondenza, ricca di confessioni intime e del tutto inedite, sarà anche materiale da raccogliere per creare la rubrica “La corte di Isabella” e la relativa pubblicazione in volume dal titolo Cara Isabella. Volume che subirà non poche angherie da parte della censura e che, a differenza di tutte le altre pubblicazioni della casa editrice, non verrà mai assolto. La facilità narrativa di Cavedon gli permetterà di affiancare alla sceneggiatura dei fumetti di Isabella anche la scrittura di sei volumi in prosa, Le Memorie di Isabella, che vengono pubblicati tra il 1967 e il 1970.
In un’intervista raccolta da Graziella Di Prospero nel 1972 e pubblicata nel volume Cara Isabella - Lettere a un’eroina dei fumetti del 2003, Cavedon così parla di Isabella: “L’intento era di creare un personaggio che esaltasse la donna, un tipo di donna che facesse in senso avventuroso e fantastico certe azioni che fino a quel momento aveva fatto solo l’eroe maschile. Una donna capace di risolvere insomma da sola i problemi, pur mantenendo al tempo stesso la propria femminilità, certe contraddizioni, debolezze, impulsi irrazionali tipici della donna”. Dallo stesso volume, lo sceneggiatore Giorgio Pedrazzi definisce il lavoro di Cavedon: “È fuor di dubbio che la sua discinta e procace spadaccina Isabella (aprile 1966) è fra quei fumetti che, come Diabolik (novembre 1962) e Satanik (dicembre 1964), hanno cambiato non solo il modo di porsi rispetto al fumetto tradizionale (quello ligio al Codice Morale dei fumetti) generando il cosiddetto filone nero-erotico, ma anche tecnicamente proprio il modo di fare fumetto con l’adozione del formato tascabile, la velocizzazione di scrittura (ottenuta abolendo il ‘colonnino’, usando con estrema parsimonia la didascalia, stringando al massimo le battute di dialogo), con il ricorso al linguaggio parlato di uso corrente, l’utilizzo di un segno grafico per certi aspetti ‘rozzo’ che non esigeva il ‘gusto dell’immagine’ e quindi si presentava di più facile lettura, stuzzicata questa poi da contenuti decisamente ‘altri’”.

In tandem con Renzo Barbieri, e con la collaborazione di amici e colleghi quali Giuseppe Pederiali e Roberto Renzi, dà vita a una serie di personaggi di successo come Jacula – che esordisce proprio sulle pagine di IsabellaLucrezia, Messalina, Lucifera, Jungla, Hessa, De Sade, Jolanda e Bonnie.
Nel 1972 avviene la separazione da Barbieri: Giorgio ha optato per tenersi la casa editrice con tutte le testate e liquidare il socio, quindi dirigerà in prima persona la Ediperiodici, che nel frattempo è subentrata alle Edizione Erregi, e sarà sua abilità scegliere e avvalersi di autori che lavoreranno a suo fianco anche all’interno della casa editrice, da Silverio Pisu a Giorgio Pedrazzi, da Remo Pizzardi a Carmelo Gozzo e Furio Arrasich.

Ma nonostante il fumetto gli abbia dato ampie soddisfazioni professionali e notevoli introiti economici, il cinema resta il suo primo grande amore. Pertanto scrive con Mario Amendola la sceneggiature del film Isabella la duchessa dei diavoli che Bruno Corbucci dirige nel 1969 e dieci anni dopo sceneggia e dirige il film Ombre con Monica Guerritore e Lou Castel e con il quale chiude la sua attività cinematografica.

Nella sua lunga attività di editore, oltre ai fumetti per adulti, sperimenta anche altre strade, dal fumetto fantasy Amazzoni disegnato da Averardo Ciriello, alla ditta di adesivi Master in società con Dario Pizzardi, alle serie dedicate a un pubblico infantile come la rivista sulla natura e gli animali Wapiti e Gli Amici Curiosi, fino al fumetto generazionale Wild Boys e quello di importazione nipponica che porta a metà anni Ottanta alla nascita della divisione Jade e l’entrata in casa editrice del figlio Giacomo che oggi cura per VandA ePublishing la versione digitale di Isabella e di altre serie storiche.
Giorgio si spegne in Sardegna il 14 ottobre 2001.

Gianni Bono

 

Per le immagini dell'Allegato con tutte le copertine di Isabella si ringrazia Luca Mencaroni, editore dei volumi Avventure Noir e Immaginario Sexy.



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