FUMETTO! 150 ANNI  9 Ottobre 2015

I protagonisti: Umberto Virri

“Senza la creatività non si va da nessuna parte.”

Nel 1976 Virri approda alla Creazioni Walt Disney. La società, composta solo da otto persone, è presieduta da Antonio Bertini, uomo di marketing straordinario, e si occupa prevalentemente di gestire i proventi derivanti dallo sfruttamento commerciale del brand Disney, fumetti compresi.

Ha rapporti sporadici con i pochi licenziatari, ma più frequenti con la Mondadori, che edita il settimanale Topolino, poche altre testate (Almanacco, Classici e Grandi Classici), peraltro assai simili indipendentemente dal target di destinazione, e alcune collane librarie. Virri dovrebbe fermarsi due anni in Disney per riorganizzare l’ufficio italiano di rappresentanza, e invece ci rimane per trent’anni. Il suo ingresso porta l’azienda a un radicale cambiamento, che la vedrà mutare nella struttura e crescere sia come fatturato sia come dipendenti, che a metà anni Novanta arriveranno ad alcune centinaia. Ma non si tratta solo di uno sviluppo numerico e quantitativo, quanto di una vera e propria rivoluzione che non ha pari in Disney in nessuna altra nazione del mondo.

La concessionaria Creazioni Walt Disney si trasforma in breve in un vero e proprio centro di produzione: non più una società che gestisce il passaggio di denaro tra licenziatario e Casa madre, ma una azienda che rischia producendo in proprio. Il primo radicale cambiamento avviene con il rientro della licenza dei film Disney in versione 8 e poi 16 millimetri. Questa prima esperienza di distribuzione – effettuata soprattutto nei non theatrical, cioè le sale parrocchiali e i circoli aziendali – porta poi alla successiva creazione di un gruppo di agenti monomandatari. Sono gli stessi uomini che, guidati da Virri e Bertini, nel 1980 immetteranno sul mercato i primi supporti del nascente Home Video (vhs, beta e video 2000), per il quale la Creazioni Walt Disney produce e distribuisce direttamente.

"Virri intende gestire direttamente
i prodotti del brand."

L’obiettivo di Virri è ben chiaro: tenersi in casa i prodotti che influenzano il brand per poterlo gestire in prima persona e proteggerlo quando non ci sono partner intenzionati a investire seriamente. Dopo cinquantacinque anni di licenza, con l’avallo del COO della Disney Frank Wells, Bertini e Virri portano sul tavolo degli increduli Alessandro Dalai e Fabio Formenton, rappresentanti del colosso editoriale Mondadori, la comunicazione che il contratto non verrà rinnovato. È un atto di coraggio, di grande spirito imprenditoriale, che permetterà di trasformare un ormai asfittico Topolino in un rinnovato magazine di successo e di far crescere in pochi anni il parco testate da quattro a oltre cinquanta! “Riportare a casa Topolino non era solo per una mera questione di soldi, ma soprattutto di poter disporre di un medium così potente e credibile su cui costruire il Brand e diffondere tutte le strategie future, editoriali e no” ricorda Virri. Strategie che prevedono la costruzione di nuove divisioni per una continua crescita del business. Quindi, con l’obiettivo di tenere il Brand sempre al massimo livello, il 1° luglio 1988 esce in edicola il primo numero di Topolino edito direttamente da Disney. Anzi, “un Topolino più Topolino che mai”, come recita lo slogan della massiccia campagna pubblicitaria, diffusa in passaggi televisivi e attraverso tutti i media possibili in tutte le principali città italiane. “Un’avventura stupenda, che però aveva bisogno non solo di affrontare e superare mille incognite, ma soprattutto di poter contare su autori che potessero produrre la materia prima (storie e immagini) per supportare una crescita così esponenziale”. E anche su questo versante Virri è innovativo. In pochi mesi dà dignità e notorietà allo sparuto gruppo di autori – solo venticinque quelli presenti alla prima riunione all’Hotel Principe di Savoia – che producevano nel più totale anonimato le storie per Topolino, mettendo da subito il nome di sceneggiatori e disegnatori in calce alla prima tavola. Ma non si ferma qui: convinto che la creatività sia un elemento fondamentale, nel 1988 dà vita alla Scuola Disney che nel 1993 diventerà Accademia Disney. Sotto l’attenta direzione di Giovan Battista Carpi, e poi di Roberto Santillo, la Scuola farà crescere oltre sessanta nuovi disegnatori e illustratori che garantiranno la produzione di un sempre maggior numero di tavole a fumetti, sia per Topolino sia per altre pubblicazioni italiane e straniere, senza dimenticare le novelization di tutti i film “Grandi Classici” prodotti dalla Disney, in stretto rapporto con gli Studios di Burbank. L’Accademia contribuisce inoltre a differenziare lo sviluppo delle diverse creatività, dando vita a diversi corsi, e arrivando a forgiare oltre duecento professionisti. Poiché, come ricordava lo stesso Walt Disney “Non c’è nessun disegnatore che può salvare una cattiva storia, come non c’è nessun cattivo disegnatore che può rovinare una storia molto buona”, il corso principale è quello di creative writing. Grazie a Virri e all’Accademia, l’Italia conquista un ruolo di primo piano nel panorama creativo Disney, e Milano diventa il centro di riferimento per tutto il mondo del publishing.

“Non c’è peggior rischio per una società che non prende rischi. E noi ne abbiamo presi di pesantissimi”, sostiene. E i numeri gli danno ragione. Quando è alla presidenza della The Walt Disney Company Italia, l’incremento delle vendite di Topolino e degli altri magazine targati Disney è incredibile: oltre il 250% in più rispetto a Mondadori, fino ad arrivare al venduto di oltre un milione e centomila copie dell’estate del 1993. E, nel primo anno di gestione completa del publishing, l’Italia arriva a produrre il 40% del fatturato mondiale del Consumer Product. È il giusto coronamento della carriera di un uomo creativo e coraggioso, che in tutta la sua vita ha sempre e solo guardato molto avanti.

Gianni Bono



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