EDICOLA & DINTORNI 2 Giugno 2017
I primi albi a striscia italiani
Una manciata di testate si contende la primogenitura italiana del popolarissimo formato tascabile
Gli albi a striscia che spopolano nell’Italia del primo Dopoguerra nascono negli Stati Uniti nel 1947 come gadget nelle campagne promozionali di una marca di cereali. Nello stesso anno la formula editoriale esordisce anche in Italia con due diversi esperimenti e si diffonde clamorosamente nel 1948 grazie a Mondadori, Torelli e alla Casa Editrice Audace della famiglia Bonelli.
Il più immediato precedente dell'albo a striscia fu creato dalla Fawcett Comics. Mini comics promozionali distribuiti gratuitamente per farsi pubblicità. È il 1946 quando una delle principali case editrici di fumetti della Golden Age mette in circolazione gli albetti in bianco e nero di 24 pagine intitolati “Captain Marvel and the Horn of Plenty” e “Captain Marvel Jr. The Case of the Poison Press!”. Il loro formato è quasi quadrato: 10,2x12,7 cm. In pratica una miniatura del classico comic book.
Altri evidentemente trovarono l’idea del fumetto promozionale in formato ridotto accattivante perché l’anno successivo, il 1947, una grande industria alimentare statunitense, la General Mills di Minneapolis (Minnesota), abbina uno dei suoi prodotti di punta, i cereali per la colazione Cheerios, a una serie di fumetti, questa volta davvero a striscia: 8,2x17,5 centimetri.
La promozione funziona in questo modo. Il consumatore acquista una confezione degli inconfondibili cereali a forma di micro-ciambelline, ritaglia l’anta superiore della scatola e la invia unitamente a dieci centesimi e al proprio indirizzo all’azienda che, in cambio, spedisce a casa del cliente un pacchetto a scelta di quattro strisce tra le quattro serie disponibili, denominate W, X, Y e Z.
Si tratta di materiale disneyano e questi sono i sedici titoli complessivi:
Serie W:
“Donald Duck and the Pirates”
“Bucky Bug and the Cannibal King”
“Pluto Joins the FBI”
“Mickey Mouse and the Haunted House”
Serie X:
“Donald Duck, Counter-Spy”
“Goofy Lost in the Desert”
“Br’er Rabbit Outwits Br’er Fox”
“Mickey Mouse at the Rodeo”
Serie Y
“Donald Duck’s Atom Bomb”
“Br’er Rabbit’s Secret”
“Dumbo and the Circus Mystery”
“Mickey Mouse Meets the Wizard”
Serie Z
“Donald Ducks Pilots a Jet Plane”
“Pluto Turns Sleuth Hound”
“The Seven Dwarfs and the Enchanted Mountain”
“Mickey Mouse’s Secret Room”
Di tutto il lotto, il pezzo maggiormente degno di nota è la striscia Y1, "Donald Duck’s Atom Bomb”. È disegnata da Carl Barks e, soprattutto, dopo questa edizione promozionale la Disney ne impedisce per diversi anni la ripubblicazione perché l’argomento “atomico” è considertato troppo scottante, visto che ormai si è piombati in pieno clima di Guerra fredda. E in ogni caso le edizioni successive presentano rimaneggiamenti ai disegni e censure varie, sicché l’edizione dei Cheerios è l’unica integrale.
In Italia questa striscia è nota con il titolo di “Paperino e la bomba atomica”, e compare per la prima volta nel 1949 nella collana Gli Albi Tascabili di Topolino, con il n. 72. L’ultima ristampa risale al 2008 nel quarantesimo volume del collaterale La grande dinastia dei Paperi, edito dal Corriere della Sera.
Se ragioniamo come un uomo del marketing Cheerios della metà degli anni Quaranta del Novecento l’operazione pubblicitaria giustifica in pieno il formato striscia. Un comics americano dell’epoca costava 10 centesimi. Giusto con lo stesso “contributo” il consumatore riceveva a casa sua non una, ma ben quattro distinte storie a fumetti. Ovviamente il quantitativo di carta stampata è paragonabile visto che a parità di pagine, 32 da cover a cover, con la carta di un comics si “ricavano” tre strisce. Un’operazione che tutto sommato costa poco e rende molto.
Sicuramente in termini di economicità devono avere ragionato anche sulla sponda europea dell’Atlantico. Figurarsi nell’Italia uscita in frantumi dal conflitto, dove la ricostruzione impone risparmi su tutto mentre si cerca di risalire faticosamente la china.
Tra i primi a provarci ci sono le Edizioni Illustrate Americane di Roma che, nel marzo 1947, portano in edicola una serie degli Albi dell’ardimentoso illustrato in formato striscia. Quindici lire per 32 pagine in bianco e nero. Escono 25 titoli, il primo dei quali dedicato al personaggio western Poppy Dik. Il formato è di 17,4x8,3 cm , quindi un po’ più grande del formato striscia classico (17x8 cm). Nonostante la distribuzione di questo editore sia soltanto locale, gli Albi dell’ardimentoso illustrato del 1947 possono essere considerati i veri primi albi a striscia italiani.
Un’altra testata che potrebbe contendersi la progenitura della striscia è il poliziesco Kid Diluvio della Casa Editrice Alcea di Milano. Ne sono conosciuti sei albi e la loro stampa risale con tutta probabilità al biennio 1947-1948.
Di sicuro nel 1948 in Italia c’è l’esplosione del fenomeno albi a striscia. Mondadori infatti l’11 gennaio 1948 manda in edicola “Topolino al ballo mascherato”, il primo degli Gli Albi Tascabili di Topolino, fortunata testata che prosegue le stampe fino al 1952. È con certezza la prima striscia distribuita su tutto il territorio nazionale.
Cinque mesi dopo l’editore Torelli di Milano pubblica con il medesimo formato orizzontale Il Piccolo Sceriffo, sceneggiato dallo stesso editore, TristatnoTorelli e dalla scrittrice Giana Anguissola. Dunque questa striscia si gioca con Kid Diluvio il primato del primo personaggio originale edito direttamente nel formato striscia.
Chiude il cerchio, altri tre mesi dopo, la Collana del Tex, che le Edizioni Audace di Tea Bonelli presentano in edicola il 30 settembre. Il capolavoro di Gian Luigi Bonelli decolla anche grazie all’innovativo formato nato – questo è sicuro – per fare di necessità, virtù.
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