FUMETTO! 150 ANNI  22 Settembre 2015

I protagonisti: Paola Lombroso Carrara

“Scrivere per bambini: una delle forme letterarie che mi attirava di più.”

Paola Lombroso, giornalista e studiosa della letteratura per l'infanzia, è ispiratrice del progetto editoriale da cui nasce il Corriere dei Piccoli.

Nata a Pavia nel 1871 ma cresciuta a Torino, questa donna ferma e impegnata rappresenta un tipico esempio della borghesia positivista e filo-socialista della città sabauda nei decenni a cavallo fra Otto e Novecento. Una vita certamente segnata dall’esempio e, in parte, dagli interessi del padre, il celebre antropologo Cesare (di cui Paola sposerà un allievo, Mario Carrara) e della sorella Gina, anch’essa scrittrice e attiva pubblicista. Lo racconta bene Delfina Dolza, in una biografia congiunta delle sorelle, che descrive come in Paola l’interesse “per il mondo dell’infanzia, per la psicologia, per la pedagogia e per la letteratura infantili risale agli anni giovanili e l’accompagna nel corso della sua lunga esistenza”. Su questi temi pubblicherà, per esempio, Saggi di psicologia del bambino (1894), mentre con la sorella organizza iniziative pedagogiche sul campo. Le due fondano così l’associazione Scuola e Famiglia, una sorta di doposcuola per i figli dei lavoratori, mentre negli anni della Prima guerra mondiale si prodigano per l’assistenza ai figli dei soldati in un asilo-ricovero, dal quale nascerà l’istituto Casa del sole. L’attenzione verso la salute fisica e psichica del fanciullo, intesa come primo passo per l’elevazione umana e sociale delle classi subordinate e base per una società migliore, sarà una costante della sua azione educativa e letteraria. La Lombroso, infatti, è una donna che unisce pensiero e azione. Scrive molto, per varie riviste letterarie e culturali (quali il Fanfulla della domenica e la Gazzetta letteraria) a cavallo degli anni Ottanta e Novanta, e sarà presente negli anni successivi su periodici di area socialista e democratica. I suoi interessi tuttavia si concentrano sul giornalismo per l’infanzia. Collabora fin dai primi numeri con Cenerentola (1893), fondato dal romanziere Luigi Capuana, e negli anni seguenti partecipa al Giornalino della Domenica di Vamba. Il suo nome resta però legato soprattutto al Corriere dei Piccoli, e giustamente, poiché è lei stessa a elaborarne il progetto editoriale, a partire dal 1906.

"La sua riflessione nasce innanzitutto da uno studio
delle testate europee dell’epoca."

La sua riflessione, destinata a influenzare lungamente la storia del fumetto nazionale, nasce innanzitutto da uno studio delle testate europee dell’epoca. Da questo la Lombroso trae probabilmente l’idea di proporre un uso non più secondario ma massiccio delle immagini; a ciò unisce la considerazione dell’importanza di sviluppare una testata con l’appoggio di un grande quotidiano, per garantire un’adeguata diffusione, una continuità nel tempo e un prezzo relativamente basso. Dopo un tentativo infruttuoso con Il Secolo di Milano, quotidiano di area riformista più vicino alla sua visione politica, la Lombroso presenta il progetto al Corriere della Sera, diretto da Luigi Albertini. La filosofia pedagogica della Lombroso è guidata, all’epoca, dall’idea tipicamente primo novecentesca dell’“insegnare divertendo”. Per questo, all’interno di un’articolazione della rivista tutto sommato classica, le tavole disegnate, che all’epoca sono considerate una forma di mero intrattenimento – sostanzialmente di tipo umoristico – diventano una risorsa fondamentale per catturare l’attenzione. Tuttavia, anche se “le storie illustrate a colori” dovevano costituire la caratteristica essenziale del giornale, la selezione proposta nei primi numeri, e che spazia dal materiale anglosassone a quello statunitense, non sembra essere il frutto di una scelta precisa. Così come non appare premeditata l’idea di rimuovere i balloon, legata non tanto (o almeno non solo) a un pregiudizio linguistico ma, secondo le più recenti ricerche documentali di Giovanna Ginex, a motivi di riproduzione tecnica delle tavole.

Terminata la fase di preparazione, le trattative finali con Albertini si arenano sulla sua decisione di spingere ancor più il tasto dell’intrattenimento, e di affidare la direzione del settimanale a una figura già esperta della macchina giornalistica. La scelta cade su Silvio Spaventa Filippi, coadiuvato nella gestione amministrativa da Alberto Albertini, fratello di Luigi. Alla Lombroso viene lasciato un compito redazionale meno “nobile”, occuparsi della corrispondenza coi lettori, per la quale sceglie lo pseudonimo di Zia Mariù. La rubrica diventerà comunque uno spazio vivace e importante per l’identità della testata, con iniziative come il coinvolgimento dei lettori nella creazione e diffusione di “Bibliotechine rurali” per le scuole più svantaggiate: un’iniziativa che però conduce la Lombroso a litigi continui con la direzione, che porteranno alla sua rapida uscita dal Corriere dei Piccoli sul finire del 1911. Nonostante la delusione, da lei avvertita anche come mancanza di riconoscimento sul piano professionale, sempre firmandosi Zia Mariù pubblica negli anni Dieci e Venti diverse opere narrative, tutte legate ai temi dell’infanzia. Prosegue quindi l’attività di educatrice e organizzatrice, per esempio con la già ricordata Casa del sole o le Bibliotechine.

Gli ultimi decenni di vita sono segnati dai problemi con la dittatura fascista, che la costringeranno a rimanere in disparte durante tutto il Ventennio. Nel 1937 muore il marito, che pochi anni prima aveva perso la posizione di docente universitario per non aver accettato di giurare fedeltà al regime. Le persecuzioni razziali costringono quindi la Lombroso, a guerra ormai inoltrata, a rifugiarsi in Svizzera, da dove rientrerà dopo la Liberazione. Pur avendo ormai abbandonato la narrativa, continua a occuparsi d’infanzia come studiosa, e al momento della scomparsa, avvenuta nel 1954, è presidente del Centro di letteratura infantile di Torino.

Fabio Gadducci



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